Il fondatore - Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano

A narrare la storia del plastico è Diego di San Giuliano, figlio del suo creatore Giuseppe e, con le sorelle Giulia e Maria, erede materiale e spirituale del grande progetto.

HZERO nasce in quella che definirei come dimensione del sogno, un sogno di mio padre. È un progetto che egli desiderava con grande determinazione realizzare in prima persona e alla cui messa in forma iniziale ha avuto modo di partecipare attivamente nei suoi ultimi anni di vita. L’idea di poter cristallizzare in un museo per la città di Firenze oltre 40 anni di lavoro e di passione lo emozionava nel profondo. Noi figli siamo felici di poter dare continuità e realizzazione a questo grande sogno.

Giuseppe di San Giuliano era un appassionato di automobili. La sua passione si spostò verso i treni elettrici, che iniziò a collezionare in maniera prima casuale e poi quasi ossessiva, come è proprio di ogni collezionista. L’inizio di questa avventura risale al 1972, quando, recatosi in un negozio di giocattoli con l’intenzione di comprare un modello d'auto, venne attratto da un treno Märklin. Dopo questo acquisto, iniziò nella camera del figlio Diego la costruzione di un plastico ferroviario seguendo da subito un'idea sofisticata e complessa, ma non ancora pienamente consapevole di quanto questa impresa lo avrebbe impegnato e appassionato per oltre quarant'anni.

Grande esteta dotato di una raffinata attenzione per i dettagli, amante dell’arte, della musica, della letteratura, Giuseppe non volle semplicemente assemblare un percorso di binari, ma concepì un grande scenario in cui far viaggiare i treni in un panorama realistico. Per mio padre ogni operazione, anche quella più pratica, doveva avere una valenza intellettuale. Era anche un esperto appassionato di giardini tropicali e ha trasposto la propria sensibilità per il paesaggio nella passione del modellismo ferroviario.

Tra il 1975 e il 1977, il plastico venne spostato all’interno del fienile della dimora di campagna, in uno spazio dove Giuseppe ebbe modo di dilatare significativamente il progetto. Per anni continuò a lavorarvi assieme all’amico Vito d’Amico, aggiungendo e modificando elementi, perfezionando l'insieme in base a ricerche sempre nuove.

Nel 2001, le imponenti dimensioni assunte dal plastico costrinsero a un nuovo spostamento, questa volta in un hangar nella zona di Scandicci. In questo luogo la creatura continuò a vivere e crescere, alimentata dal contributo entusiasta di altri appassionati. Qui l’organizzazione si raffinò e perfezionò, e il serio impegno che il progetto richiedeva coinvolse un numero sempre maggiore di persone che da allora vi hanno lavorato costantemente e con dedizione. La partecipazione di Carlo Brandolini d’Adda e Marco Baldi, appassionato modellista, ha contribuito in maniera decisiva a concretizzare l’idea di bellezza perseguita da Giuseppe di San Giuliano, apportando al plastico un'incredibile attenzione per ogni dettaglio paesaggistico. Beppe Innocenti, recandosi personalmente in alta montagna per trovare rocce, sassi e vari tipi di vegetazione da replicare poi all’interno dello scenario, diede al progetto ciò che oggi ne costituisce un fondamentale plus-valore e ne connota l’altissima qualità: il grande realismo delle ambientazioni, create senza ricorrere a quelle componenti commerciali standard che avrebbero fatto risultare simile a molti altri.

Il primo circuito di binari acquistato da Giuseppe di San Giuliano rimane parte fondante del tracciato. In coerenza con la marca dei primi modelli ferroviari acquistati, il percorso si svolge alternando contesti tedeschi e italiani, dando vita a un mondo di fantasia che include aree urbane, località montane e marittime.

Negli anni il plastico si è aggiornato costantemente grazie alla passione di coloro che vi hanno lavorato e al ricorso a un team di professionisti, coordinati da Alberto Pero Proietti, che hanno realizzato la cabina di regia digitale che ora coordina i movimenti dei treni. L'evoluzione tecnologica non ha però intaccato qualità e spirito della prima versione, di cui l'attuale plastico non è altro che una grandiosa espansione.

Diego di San Giuliano